lunedì 5 gennaio 2015

Rifugio Marinelli...25 metri ed era nostro.

Il video dell' escursione


Il report

Saper rinunciare alla meta, a quello che ci si era prefissati giorni prima, la cima, la forcella, o, in questo caso, il rifugio.
La bella camminata fin lassù alle falde del Coglians con davanti la Cima di Mezzo e Creta di Collina, il rifugio Marinelli incastonato nella forcella Moraret, e non riuscire ad arrivarci per 250- 300 metri di sentiero.Uffa. Ma veniamo al principio.
Dopo festeggiamenti di Natale e capodanno, una bella gita per disintossicarci dal tanto mangiare ci voleva proprio: con la neve che quest' anno è caduta poca ma al tempo stesso la temperatura è scesa di molto sotto lo zero nelle zone alpine, il rischio di trovare 10 centimetri di ghiaccio sui sentieri è molto alto.
Questo finchè si sta su strada forestali non presenta grossi rischi in quanto con i ramponcini da tallone si sta abbastanza sicuri, basta che la pendenza non sia troppa.
Quindi dando un occhio ai posti che potremo andar a vedere viene fuori da prima la casera Pramosio sopra Timau, e poi il rifugio Marinelli.
Tutte e due le mete si raggiungono per strade forestali, quindi non presentano grosse difficoltà. La prima più facile per il dislivello inferiore della seconda.
Ma stando alla cartina, la seconda fà più al nostro caso per l' esposizione al sole. In piena battuta tutto il sentiero o quasi.
Ok, deciso: attraverseremo tutta la Val di Collina, che prende il nome dal suo Rio di Collina. Percorreremo la strada forestale da sotto il passo monte croce carnico passando per la casera Val di Collina e poi la casera Plotta per poi salire fino il rifugio Marinelli. Il tutto per 1100 metri di dislivello.
Ce la prendiamo comoda impostando la sveglia alle 5:30 del mattino.
Ci alziamo con un sonno mostruoso: il tutto a queste ore diventa lento, faticoso da fare e soprattutto da pensare. Studiare se abbiamo tutto. Controlliamo l' attrezzature non due o tre ma dieci volte. Non deve mancare nulla. Non abbiamo voglia di rovinarci la giornata perchè ci dimentichiamo qualcosa.
La colazione è veloce ma ricca. Le calorie ci serviranno!
Carichiamo l' auto nell' oscurità che ci avvolge, stando attenti a non far troppo rumore, qui, tutti dormono ancora.
Anche Piva è assonnata: mentre prendiamo dal garage ciaspe e ramponi, sta lì, sulla rampa, seduta che ci guarda con uno sguardo che parla:" ma se io resto a far la guardia a casa?No?".
Si parte. Imbocchiamo l' autostrada, direzione Carnia.
Solita uscita a Carnia-Tolmezzo e poi verso Arta Terme e il passo Monte croce carnico.
Piano piano esce il sole, timido ma allo stesso tempo ci sveglia, ci rende consci della bella giornata che andremo a passare. La visibilità è ottima e in cielo non c'è nemmeno una nuvola di passaggio. E, soprattutto, non c'è vento. Fantastico!
In questi luoghi non veniamo dai tempi dei giri in moto: qui non abbiamo mai fatto trekking. Durante la strada ci tornano in mente le gite in moto, tutti i km percorsi su queste strade: mi ricordo chi uno dei miei giri "top" era appunto il passo monte croce carnico, si sconfinava in Austria e poi si rientrava in Italia per il passo Pramollo. Mamma mia che pista che era quella strada!
Nostalgia? Forse un pò. Più che nostalgia penso che è stata una bella era, che fà parte del passato, e lì deve rimanere. Lì è il suo posto.
Sono le 8:20 quando parcheggiamo al primo tornante del passo, proprio sotto il cartello "Foresta di Collina".
Scarponi, ghette, zaino in spalla, legnetto in bocca e via! Si parte!
Sotto ai nostri piedi poca neve e ghiaccio, sopra di noi vette alte con cime di un bianco candido fanno da cornice ad un cielo blu terso...



Piano piano, godendoci tutto questo mondo di natura selvaggia, arriviamo alla prima casera dove facciamo pausa per bere un pò di the e mangiare qualcosa...


Purtroppo la casera è malconcia, forse danni causati dalle nevicate pesanti dello scorso inverno.
Ci rimettiamo subito in cammino, sappiamo che la strada è ancora lunga.






Saliamo di quota e la neve non aumenta. Questo mi rattrista da una parte ma dall' altra ci permette di avere un buon passo. Siamo a Gennaio, qui ci dovrebbero essere metri di neve, non la ghiaia della strada e l' erba sui prati. Ma non tutti gli inverni sono uguali. Forse la neve scenderà più avanti, o forse sarà per una altro anno.
Continuiamo la nostra salita, mentre Piva corre felice e libera sui prati, cercando le cacche dei caprioli....che cagnaccia!



Arriviamo a Casera Plotta, quota 1750 metri circa. Mezziogiorno. Cosa facciamo? Pranziamo qui o allunghiamo fino al Marinelli? Ancora quasi 400 metri di dislivello ci separano dal rifugio...pranziamo al Marinelli....via su, la strada è tanta!


Si sale e arriviamo fino al laghetto di Plotta. Qui mi fermo e guardo con un pò di sospetto la parte all' ombra del sentiero che conduce al rifugio...


Ma non ci fermiamo e andiamo avanti...


Fino al primo tornante tutto ok. Arrivati al secondo tratto le cose cambiano. Il fondo è tutto ghiacciato. Decidiamo di tirar fuori i ramponcini.
La pendenza laterale è notevole. Mentre Piva corre come una matta su e giù per il sentiero, noi andiamo avanti piano,creando degli scalini a calci sulla crosta dura di neve e ghiaccio: gli appoggi non sono mai troppo sicuri.
Arriviamo quasi all' altro tornante quando alla Debora si stacca la tazzina per il the dallo zaino e rotola a valle. Guardiamo quella tazzina rotolare, prendere sassi, saltare. fino che, una trentina di metri più sotto si ferma sul pianoro.
Meglio far dietro front! Non è il caso di provare a far le tazzine.
Che brutto dover rinunciar al "vedere oltre" per una ventina di metri di dislivello, 300 metri di sentiero ed eravamo arrivati. Uffa! Ma il rischio non vale la pena.
Così scendiamo fino a raggiungere la parte della valle soleggiata: decidiamo di salire sulla cimetta di fronte al Marinelli, cima Plotta. Almeno mangeremo seduti su una cimetta al sole.



Qui soffia un vento gelido che ci fà mangiare il panino in 2 minuti. Oltre al fatto che son già le 14:20.Un filmatino giusto per avere il ricordo e giù...


Cominciamo la lunghissima discesa con il sole che scende inesorabile dietro le montagne alle nostre spalle...


Verso le 16:30 ci mancano ancora un 400 metri per arrivare li dell' auto. Tiriamo fuori le lampade frontali dagli zaini e ce le infiliamo in testa. Meglio averle già fuori quando farà buio pesto. E infatti dopo dieci miunti le accendiamo e percorriamo gli ultimi tratti di sentiero con la luce artificiale.



Arriviamo all' auto che son le 17:20. Piva sale subito in bagagliaio: è stanca morta, come noi del resto. Accedniamo il motore che si scaldi, e scaldi anche un pò noi.
Via gli scarponi, le ghette, la giacca a vento. Si torna a casa con un pò di amaro in bocca per la "sconfitta", ma la montagna è anche questo. Sta li, ferma, con la sua maestosità ci coinvolge, ci sprona a salire, ci fà sudare, stancare, boccheggiare, e ci insegna a saper rinunciare. Ma noi la amiamo anche per questo! Alla prossima!

Il percorso fatto